La storia del borgo
Il Bracco è un piccolo villaggio posto in Alpe Pennino lungo l'antica via romana Luni-Boron-Velleia. La località si eleva a 400 metri sul livello del mare e il panorama che si gode da lassù è veramente incantevole: guardando verso il mare si possono vedere tutti i paesi compresi nella comunità di Moneglia, quali San Saturnino, Littorno, Comeglio, Tessi, Lemeglio i sobborghi e le frazioni.Buttando lo sguardo sull'altra costa appenninica opposta, si vedono Castiglione Chiavarese, Campegli, Frascati e il lontano santuario di Velva. Secondo lo storico Gerolamo Serra, la denominazione di Bracco, data al villaggio, proviene da "Brac", nome anteriore al periodo romanico, che significa "luogo aspro e deserto" e come si può notare, esprime appunto la vera condizione topografica attuale. La costa ligure proprio per la sua asprezza si prestava agli appostamenti e al rifugio sicuro di bande di briganti, le cui gesta erano già note fin dal III secolo d. C. e durarono per tutta l'epoca medioevale ed oltre.
Se la pirateria del mare fu sempre attiva, il brigantaggio a terra non scherzava. La via del Bracco non ebbe mai un intenso traffico commerciale ed era difficile compiere viaggi in comitiva. Venivano presi di mira in modo particolare i corrieri postali che, essendo obbligati ad orari prestabiliti, si esponevano a grossi rischi, soprattutto quando trasportavano ingenti somme di denaro. Nella seconda metà dell'Ottocento, in piena epoca delle diligenze, divenne tristemente famosa la Casa Rotta, rifugio di una efferata famiglia di malfattori. Anche nell'immediato dopoguerra si hanno notizie di aggressioni e violenze da parte di banditi: fermavano autocarri ed automobili e i mitra avevano preso il posto delle scimitarre. Chi non viaggiava in colonna in quegli anni, scortato prima dalle camionette degli alleati e poi da quelle dei nostri Carabinieri, correva brutti rischi.Oggi tutte queste storie di briganti sono solo un lontano ricordo e anche la stazione della Polizia Stradale, venne chiusa il 19 agosto del 1971.Però il Bracco va ricordato anche e in modo particolare per il passaggio di illustri personaggi. Ambasciatori, regnanti, parlamentari, poeti, inventori, dignitari ecclesiastici, ecc., ai tempi della "diligenza", vi si fermarono per il cambio dei cavalli, per ristorarsi ed eventualmente alloggiare nella secolare trattoria degli Ameghino, denominata Davidin.
Nel 1294, di ritorno dalla Persia, l'ambasciata che il Re d'Inghilterra aveva mandato al Gran Kan, fece la strada di Avenza, Ceparana, Padivarma, Mattarana, Bracco, Recco e Genova. Allora la trattoria degli Ameghino ancora non c'era. Luca Cambiaso, il principe della pittura linguistica, in una lettera ad un suo amico, fece cenno alla trattoria degli Ameghino. Nel 1784 vi passò a cavallo l'imperatore Giuseppe II. L' 11 luglio 1809 vi sostò, prigioniero dei francesi, il pontefice Pio VII.Alessandro Manzoni in una lettera del 7 agosto 1827, descrisse all'amico Grossi, il panorama che ammirò passando dal Bracco. Nel 1830 transitò Giuseppe Mazzini; Giuseppe Garibaldi quando si recava a Chiavari in visita al proprio cugino, più volte salì al Bracco sempre ospite degli Ameghino. E poi nel 1848, si ricorda il passaggio del prete patriota torinese Vincenzo Gioberti. Nel 1853 il famoso musicista Riccardo Wagner passò dal Bracco, diretto a La Spezia. Proclamata l'unità d'Italia nel 1861, gli abitanti del Bracco videro il passaggio del primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia, diretto alla volta di Firenze. Nel 1878 Teodoro Roosvelt, presidente degli Stati Uniti, nel suo viaggio di nozze, si recò a Genova passando per il Bracco; viaggio che volle ripetere venticinque anni dopo nel 1903. Alla regina Elena di Savoia con i figli, venne servito il pranzo nella sala della trattoria Davidin. Anche Guglielmo Marconi passò più volte dal Bracco a ristorarsi presso la trattoria.
Oggi il Bracco è ancora un piccolo villaggio, abitato da persone profondamente e giustamente legate alle proprie tradizioni e alle proprie radici culturali. Comportamenti, usanze ed abitudini scandite da quei ritmi che lasciano lo spazio alla gente per ritrovarsi, incontrarsi, magari sostare nel piccolo caruggio del borgo a scambiarsi qualche chiacchera. Quel piccolo villaggio, appoggiato sul crinale di una collina che divide Moneglia da Castiglione Chiavarese, il mare dagli appennini, attraversato oggi dall'Aurelia e che sembra essersi divertito ad osservare il passaggio di una piccola parte della storia d'Italia. E la storia non è ancora finita.
Alcune foto e brani riportati in questa pagina, sono stati liberamente tratti dal libro "Moneglia notizie storiche" di Placido Tomaini, edito a cura del Centro Editoriale Idea - Roma , offerto al Comune di Moneglia, a beneficio della Pro Loco e della Scuola Materna